Kambusa l'amaricante e le Kambusette
16 settembre 2013
Probabilmente quella dei liquori
è la categoria di
prodotti alimentari che ha subito un maggior calo di consumi rispetto a
quelli
registrati negli anni settanta.
Ciò è
sicuramente dovuto ad una maggiore
consapevolezza dei rischi derivanti dall’abuso di alcool,
oltre ad una
superiore morigeratezza dei costumi (ma quanto bevevano e fumavano i
nostri
genitori!!!).
I mobili-bar del salotto (in legno
laccato o a forma di mappamondo oppure
quelli esagerati con bancone, sgabelli, faretti e parete posteriore a
specchio)
erano ricolmi di bottiglie: Amaro Cora,
Buton Rosso
Antico, Caffè Sport
Borghetti, Cremidea Beccaro,
Diesus (l’amaro del
Frate), Dom Bairo (l’uvamaro),
Grappa Julia (con le foglie di
plastica
appese al collo della bottiglia), Stock
Cherry (in questo caso appese ci sono delle ciliegie), Mandarinetto Isolabella, Buton
Petrus Boonekamp, Punt
e Mes, Sambuca Molinari, Vov.
Un liquore che può
essere
considerato caratteristico di quegli anni è stato il Kambusa
l’amaricante (prodotto dalla Bonomelli, la stessa della camomilla
“filtrofiore”).
La pubblicità dell’epoca ritraeva un marinaio (classico lupo di mare con barba e cappello marinaro) che bevevo; lo slogan era “dopo ogni pasto è l’ancora di salvezza”, alludendo al nome ed all’immagine impressa sull’etichetta.
Quella televisiva si ricorda per il
jingle “Kambusa
one… l’amaricante!!!”.
In omaggio con la confezione vi erano le kambusette, dei bicchierini in ceramica a forma di pipa nelle quali sorseggiare il superalcolico facendo finta di essere Braccio di Ferro.