La crociata antinipponica

1 ottobre 2013
L'affiliazione di più emittenti locali tra loro o l'acquisizione delle più piccole da parte di quelle con maggiori risorse economiche consentì, attraverso l'escamotage della c.d. interconnessione (ossia la messa in onda contemporanea dei medesimi programmi distribuiti tramite videocassetta), l'aggiramento del divieto di trasmissione su scala nazionale.
Nel tentativo di competere fra loro, dovendo riempire i propri palinsesti con programmi già pronti e soprattutto economici, le emittenti locali attinsero, con nostra gioia, alle sterminate riserve dei cartoni animati americani Hanna & Barbera e dei c.d. anime giapponesi, dedicando a questi la fascia pomeridiana, in quanto la c.d. fascia preserale Rai, quella dalle 19,00 circa fino al telegiornale, era imbattibile (pensiamo ad Atlas Ufo Robot, Happy Days, George e Mildred, Mork e Mindy, ecc.).
Per esigenze di risparmio le serie vennero spesso acquistate in blocco (a volte interi magazzini); ciò non consentì alcuna selezione in relazione all’utenza da conquistare e portò ad una sovraesposizione da cartoni animati.Mentre in Giappone le serie (cd. anime) erano programmate ciascuna con cadenza settimanale (questo spiega perché di solito si compongano da 26 o 52 episodi, a seconda che la programmazione dovesse essere semestrale o annuale) e rigorosamente nella fascia oraria adatta all’età della categoria di spettatori cui si indirizzava (ad esempio mattutina per le serie rivolte a bambini di età prescolare, primo pomeriggio per bambini delle scuole elementari, tardo pomeriggio per bambini scuole medie e sera per adolescenti), in Italia vennero programmate con cadenza quotidiana ed a tutte le ore.Conseguentemente interi magazzini di titoli furono "bruciati" nel giro di pochi anni, con cartoni animati per adulti programmati nel primo pomeriggio (esempio eclatante fu il bellissimo Bem il mostro umano, anime horror destinato ad un pubblico adulto) e proteste di genitori ed associazioni che generalizzarono il fenomeno bollandolo come violento e diseducativo.
A ciò si aggiunga che mentre in Giappone ciascun canale televisivo programmava un paio di serie al giorno, con cadenza settimanale (di solito trasmettendo la mattina la replica della puntata della precedente settimana e nel pomeriggio la nuova), in Italia si arrivò, sulle emittenti locali, a 7-8 serie quotidiane diverse, programmate sei giorni la settimana.
Tuttavia, più che la "sovraesposizione" ciò che allarmava i genitori italiani (o almeno... quelli più bigotti) erano i valori veicolati da questa nuova animazione, i cui protagonisti lottavano quotidianamente contro le avversità della vita. 

Il concetto di sacrificio, di difesa della propria Patria o Pianeta, di abnegazione nel raggiungimento del risultato, di difesa del pianeta dalla minaccia atomica erano conseguenze degli orrori della seconda guerra mondiale, dalla quale il Giappone era faticosamente uscito (molti dei disegnatori di quei cartoni animati avevano perso uno o entrambi i genitori nel sanguinoso conflitto).
Lo stesso concetto di morte era assente nella preesistente animazione americana ed europea, nella quale gatti e topi si lanciavano coltelli e palle da bowling senza conseguenze.
Finalmente, un paio di anni dopo l’allarme si ridimensionò.
Ma era però ormai troppo tardi: Goldrake, Bem, Mazinga e gli Astro Robot erano ormai spariti dai palinsesti.
Fortunatamente il tempo è galantuomo… ed internet, i dvd e la passione di quanti vissero gli albori di quella nuova epoca hanno reso giustizia.

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