16 settembre 2013
Una casa anni settanta deve essere prevalentemente illuminata da lampade di qualsivoglia forma e funzione.
Mentre qualche anno prima l’illuminazione era affidata a lampadari ed abat-jour adesso in ogni angolo e su ogni tavolino trovano posto piantane a dissolvenza variabile, parallelepipedi in cristallo, lampade space age, fontane illuminate e quanto la fantasia più sfrenata possa partorire.
Le più richieste sono quelle a fibre ottiche che cambiano colore oppure le Lavalamp con i loro effetti creati dalla cera in sospensione nel liquido al loro interno.
Le famiglie più agiate sfoggiano l’elegante ed esclusiva lampada Arco Flos, progettata dai fratelli Castiglioni (primo oggetto di disegno industriale cui è stata riconosciuta la tutela del diritto d’autore al pari di un’opera d’arte), quella con la base costituita da un parallelepipedo in marmo con un foro per l’eventuale spostamento; tutti gli altri acquistano una che le assomigli (ad arco e cromata).
Ma perché limitarsi ad una semplice lampada quando è possibile avere anche una fontana oppure un orologio o una radio?
L’esigenza di stupire ed esagerare spinge i designer del periodo ad associare tra loro oggetti diverse in virtù di uno dei dettami dello stile di questi anni, ossia la ricerca della polifunzionalità. Tipico esempio di questo trend è la radiolampada Europhon, disegnata da Adriano Rampoldi nel 1970, che consente la ricezione delle onde medie nonché la variazione dell’intensità di luce mediante l’accensione parzializzata su due diverse posizioni: mezza luce o piena.
Disponibile nei colori più svariati (il classico arancione ma anche rossa, avorio, grigia, blu e verde) ha occupato per tanti anni i comodini dei nostri padri prima che la sostituzione della lampadina in dotazione di 40W con una più potente fondesse la calotta in polimetacrilico.
Inutile dire che la stessa azienda proponeva anche il radioorologio ed il radiotelevisore.
Oggi i telefonini fanno di tutto… ma anche le lampade di trent’anni fa non scherzavano!