16 settembre 2013
Sebbene negli anni settanta le scatole di latta avessero già fatto il loro tempo (la loro massima diffusione avvenne a cavallo tra le due guerre), sostituite dal cartone, alcune aziende le utilizzarono non più per le loro originarie qualità (erano leggere, ermetiche, resistenti e con un'infinita possibilità di personalizzazione), che le facevano preferire al vetro precedentemente utilizzato, bensì a fini promozionali.
La
confezione stessa diventava il gadget in regalo con il prodotto in essa
contenuto: acquistando le caramelle o i biscotti ci si assicurava un
elegante
contenitore nel quale riporre mollette per capelli, fermagli, bottoni,
colori,
figurine (o le stesse caramelle o biscotti).
Ricordo
quelle che contenevano biscotti, come Plasmon, Lazzaroni oppure Bucaneve Doria (dei
quali esisteva anche la
scatola quadrata da un chilogrammo in cartone) o Granturchese Colussi.
Per
le caramelle, invece, le più diffuse erano le onnipresenti Quality Street
della
Mackintosh,
con il soldato inglese e la damina abbracciati ed i mitici
cofanetti Sperlari
(che Gianrico Tedeschi, nella pubblicità del tempo, ammoniva
di non incartare), tra i quali il cofanetto salvadanaio di Braccio di
Ferro,
dell’Ape Maia e di Capitan Futuro (quest’ultimo a
forma di libro).
Sniff.. sigh… (lacrimuccia).